Il suono della campanella del primo giorno di scuola risuona
nelle orecchie degli studenti di nuovo alle prese con libri e quaderni. L’anno
passato è ormai alle spalle e si è portato con sé alunni, promozioni,
bocciature ma soprattutto professori. Professori costretti ad abbandonare una
cattedra tenuta per un anno o forse due, alunni che avrebbero desiderato
portare all’Esame di Stato. Purtroppo sono le graduatorie e il Ministero a
decidere dove collocare i precari, nomadi delle scuole.
Le liste con i nuovi incarichi non arrivano, però, prima o
in concomitanza con l’inizio della scuola. L’Italia infatti, dimostra il suo
carattere di ‘temporeggiatrice’ persino nell’assegnare le cattedre. Alla fine
di Settembre, alcune di esse sono ancora vacanti. Gli studenti inizialmente
esultano poiché in questo modo evitano ore di lezione, ma quanto questo può
gravare sulla loro istruzione?
Soprattutto per le classi entrate con la riforma Gelmini, il
perdere ore di lezione non giova, in quanto la riforma, approvata nel 2010, ha ampliato i
programmi diminuendo le ore di lezione. I professori sono costretti, perciò, ad
iniziare i programmi sin dal primo giorno, senza potersi permettere il lusso di
perdere tempo. Il futuro del nostro Paese è nelle mani delle nuove generazioni,
ma se la loro istruzione è messa in crisi da un governo non in grado di gestire
in modo appropriato il funzionamento interno delle scuole, come si può
pretendere che i ragazzi aiutino l’Italia a tornare una nazione orgogliosa di
vantare tutta la cultura al suo interno?!
Cam.
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