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venerdì 14 dicembre 2012

Che buon Profumo!





Il Ministero della Pubblica (D)Istruzione sta attuando delle manovre che, a dire dei nostri politici, dovrebbero portare le scuole pubbliche italiane allo stesso livello di quelle del resto d’Europa, ma il cui risultato effettivo è solo un’ennesima serie di tagli su tagli che affossano sempre più la situazione italiana in ambito “Istruzione Pubblica”. E se, da una parte, siamo abituati alle lamentele, più che giuste, della classe studentesca, che si vede privata di tantissimi diritti, dobbiamo anche osservare quello che il nostro Governo Tecnico ha in serbo per un’altra categoria: gli insegnanti. Ecco quindi che il Giovan8 è entrato nel locale Liceo Classico ed ha intervistato due docenti, l’una precaria, l’altra fissa, per avere più informazioni riguardo l’effetto delle riforme nella vita quotidiana dei professori. Un esempio? L’aumento dell’orario di servizio da 18 a 24 ore. Cosa accada nel dettaglio ce lo spiega la prof.ssa M.
Prof. M.: << Diciamo che per la mia materia, latino e greco, in questo momento non ci sono stati grandi cambiamenti, per me che sono di ruolo e che sono in una scuola dove sono abbastanza alta in graduatoria. Però tanti colleghi precari non hanno più avuto le supplenze e quindi alcuni che avevano idea di lavorare sul sostegno sono passati a fare le supplenze di sostegno invece che per esempio per latino e greco. Altri classi di concorso, per esempio di diritto che è stato eliminato dai licei per la riforma hanno perso posto quindi colleghi di ruolo da tanti anni che hanno 2 o 3 scuole. Quindi diciamo che dal punto di vista dei colleghi ci sono stati parecchi disagi, dal punto di vista dei ragazzi apparentemente ancora le cose funzionano. Però avete visto anche voi, questo cambio di insegnanti anche di ruolo all’interno della stessa scuola dipendono dall’aumento dell’orari. È una cosa un po’ tecnica: dal provveditorato arrivano le divisioni delle classi, delle ore per ogni insegnante, quindi la scuola non ha più la possibilità di giostrare le 18 ore dei docenti frontali in diverse classi. Quindi a volte, anche essendo di ruolo, si perde la continuità didattica dentro la stessa scuola; cioè non è più un problema del precario che ha solo un anno, ma che il preside gestisce le risorse per come gli viene imposto dall’alto. E sono tutte scelte che non hanno a che fare con la didattica, sono scelte economiche, sono scelte per risparmiare. Quest’anno abbiamo fatto i recuperi estivi accorpando le prime e seconde classi perché non c’erano abbastanza soldi per garantire corsi di recupero a tutti in tutte le materie, quindi si deve sempre tagliare, e questo diciamo sono le cose almeno per la nostra scuola. Le scuole dove ci sono gli insegnanti tecnico-pratici, si hanno avuti grandissimi problemi perché, avendo perso il posto alcuni, altri vengono riconvertiti anche come personale ATA, quindi cambiando proprio categoria e contratto di lavoro>>
Ecco cosa dice la prof.ssa C., giovane precaria:
Prof C. : << [Con l’aumento dell’orario] Succede che io tenderò ad omologare il mio lavoro e non a individualizzarlo per la classe. Altro problema: se io in classe ho dei ragazzi particolari, dei ragazzi che hanno un carattere particolare che devono essere stimolati in un determinato modo, devo comunque avere modo a casa di dedicare dal tempo a pensare cosa fare per poterli coinvolgere e per portare loro ad un determinato livello: il mio insegnamento non deve essere diverso ma io devo portare tutti allo stesso livello; per fare questo però mi devo preparare prima. Senza togliere il fatto che gli insegnanti non è che, avendo la laurea e i corsi per la specializzazione, hanno la scienza, comunque ogni volta si cambia la lezione, perché se spiego Dante ai ragazzi di una classe affronterò delle tematiche che magari emergono in quella classe che non saranno le stesse problematiche che spiegando la stessa cosa di Dante in un'altra classe. Per cui tutta quest’accanimento, il fatto che venga così semplificato “sono solo sei ore”, non è vero che sono sei ore. Sono sei ore di didattica frontale, ma alle sei ore frantale poi ne corrispondono -dico un numero a caso- 12 di preparazione a casa.>>
Insomma, un grande problema per i precari, ma anche un grande problema per gli insegnanti di ruolo. Sottolinea, infatti, la prof.ssa C.: << Va a scadere la qualità dell’insegnamento e questo porta ad una perdita di preparazione da parte nostra. Noi potremmo prepararci anche ugualmente e già lo facciamo, però diventa difficile soprattutto quando pensi che sono ore che nessuno ti riconosce dal punto di vista della società, perché le persone pensano che noi lavoriamo 18 ore e basta: quando diciamo loro che c’è tutto un percorso da fare prima, non ci crede nessuno. Il lavoro chiamiamolo intellettuale non viene considerato. Ci vorrebbero mandare tutti quanti in fabbrica, l’opinione di tanti operai, della gente comune rimane nella convinzione che noi ci lamentiamo per queste sei ore, però non sanno cosa significa lavorare a scuola. Poi i ragazzi la vedono bene che differenza c’è tra un insegnante che si prepara e un insegnante che non lo fa, un insegnante che sta li perché ci vuole stare e un insegnate perché sta lì perché non aveva di meglio da scegliere. >>
Continua la prof.ssa M., rispondendo ad una domanda più che lecita, del tipo “Cosa fare?”
Prof. M: <<In realtà da un governo di tecnici e di professori ci saremmo aspettati un trattamento migliore per le risorse intellettuali, per chi deve formare la nuova generazione. Questo in assoluto è un problema nella scuola e in realtà invece proprio per un discorso economico sembra che la linea sia quella tracciata dalla riforma Gelmini. C’è una contraddizione nel aver bandito un concorso a cattedre per sistemare i precari e poi aumentare l’orario frontale di 24 ore che chiaramente andrebbe a diminuire i posti e a tagliare i costi. Quindi diciamo che pare in seguito a delle mobilitazione di quasi tutte le scuole d’Italia e il blocco di tutte le attività aggiuntive: viaggi d’istruzione, coordinamenti e certificazioni esterne di lingue e di informatica, il governo sta facendo un passo indietro. Il problema è proprio il valore sociale che viene dato agli insegnanti, questo è anche un po’ colpa nostra, secondo me, perché non ci siamo mai voluti sottoporre a una valutazione interna se non quella che c’ha permesso di cominciare ad insegnare. Questo da una parte fa si che tutti abbiamo lo stesso stipendio che non viene aumentato, chi lavora e chi non lavora viene retribuito allo stesso identico modo. Nello stesso tempo le proposte di valutazione interna delle scuole sono state un ò preoccupanti perché non ci si è messi d’accordo su una modalità di valutazione, cioè chi ci deve valutare gli alunni? Può essere pericoloso, perché tu puoi mettere tutti 7 e allora i tuoi risultati sono ottimi apparentemente, in realtà tu non lavori .. chi ci deve valutare ?Il dirigente scolastico? Si, però chi controlla il dirigente scolastico? Quindi sarebbe interessante creare un sistema misto, come c’è in alcuni stati europei in cui le valutazioni sono fatte in base ad un colloquio con i genitori, con il dirigente e con ispettori esterni. C’è un probemA della figura sociale dell’insegnante che dovrebbe essere una figura apprezzata proprio perché si occupa di ragazzi che sono il futuro. Invece da anni noi siamo quelli che si fanno tre mesi di vacanza e che lavorano solo 18 ore la mattina.Cosa che non è vera perché chiaramente se uno ha delle prove scritte e deve fare un lezioni decorose deve anche lavorare il pomeriggio. È che questo è un lavoro sommerso, e stiamo cercando di trovare il modo di fare emergere tutto il lavoro che molti di noi fa a casa. Ci saranno sicuramente ripercussioni se aumenterà l’orario di lavoro perché già molti di noi sono scoppiati perché è un lavoro faticoso lavorare con gli esseri umani. Siamo chiamati a occuparci di tanti problemi in più oltre a quello che è la didattica perché spesso ci troviamo difronte a problemi familiari, a situazioni delicate, anche che molti di noi affrontano anche avendo a che fare con dei ragazzi. Le 24ore in classe, ben 6 ore in più sarebbero una grave di lavoro enorme anche a casa che sicuramente farebbero scadere la qualità di lavoro, perché stare in classe non è come lavorare davanti al computer. Stiamo cercando di attivare delle poteste, anche se sembra che il governo stia facendo marcia indietro su questo. Siccome è un problema economico e il paese è in una grave crisi, io temo che adesso fanno marcia indietro perché ci sono le elezioni quindi abbiamo un peso nel voto, forte, però è ora che facciamo capire che il nostro lavoro non è 18 ore la mattina e tre mesi di vacanza, ma è molto altro. Parecchie scuole di Roma stanno attuando delle proteste… Pare si stia muovendo, anche nel locale, qualcosa, comunque.>>
Curioso notare che i nostri politici si ostinino a dire che tutte queste manovre siano finalizzate al pareggiamento delle differenze fra scuole italiane ed europee, senza tener conto che negli altri stati le scuole sono nettamente differenti, non solo per quanto riguarda le materie – l’Italia infatti è forse l’unico paese insieme alla Grecia in cui s’insegni il Greco Antico-, ma anche come durata delle lezioni - solitamente di 50 minuti, se non di meno- oltre al fatto che, di media, le scuole che crollano in testa agli studenti sono molto poche. E se effettivamente si volesse eliminare questo gap fra l’Istruzione Italiana e quella Europea, bisognerebbe non tagliare ma, al contrario, finanziare la Scuola. Ma ne vale veramente la pena, perdere l’individualità solo per adattarci al sistema di Stati che di certo non possono vantare eccellenze letterarie come quelle italiane?

Viscontessa e Chahut 

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